IL SANTUARIO
OGGI…
Il Santuario fu realizzato nei primi anni del ‘600 in stile neoclassico, a croce latina, alternando il grigio piperno dei cornicioni con il bianco delle pareti. Entrando, si rimane affascinati dalla bellezza del tempietto realizzato da Bartolomeo Picchiatti nel 1621 che custodisce la venerata immagine della Madonna, posto proprio al centro della navata centrale sotto la cupola, sormontato dallo splendido cupolino in legno realizzato nel 1790 dal Troxler.
Nella crociera di sinistra vi è l’altare detto del Crocifisso in quanto ai piedi di quest’opera in legno del 1600 con sullo sfondo un meraviglioso affresco raffigurante Maria, le pie donne e san Giovanni apostolo ai piedi della Croce.
Nella crociera di destra invece la tela della Madonna del Rosario tra i santi domenicani di Giovanni Bernardino Azzolino (XVII secolo), con ai lati i monumenti funebri di Ottavio Capecelatro e di sua moglie Clarice Sanseverino. In alto troviamo una vetrata istoriata dei Fratelli Giuliani del 1971 raffigurante il prodigio della caduta dei piedi ad Aurelia del Prete.
Dalla navata di destra si accede alla seicentesca Cappella della Congrega del Santo Rosario, dove sull’altare è custodita una tela del 1762 di Giacinto Diano con la Madonna che dona il rosario a San Domenico alla presenza di Gesù Bambino e di Santa Caterina da Siena. Sulla parete sinistra due tele di Francesco Giordano che raffigurano due miracoli della vita di san Domenico. La volta è decorata a stucchi con al centro l’affresco della Madonna che dona il rosario a san Domenico risalente al 1719, mentre 15 ovali con le scene dei misteri del rosario sono posti sulle pareti.
Completano il Santuario le due navate laterali, che in precedenza costituivano tre cappelle per lato alla navata centrale, dove sono esposte 6 tele: tre a destra di Antonio Sarnelli: San Domenico tra i santi Domenicani, la vergine Maria tra san Giuseppe e i santi Gioacchino e Anna, e quella di San Michele Arcangelo; le tre a sinistra: i santi domenicani che traggono le corone del rosario dalla piaghe di Cristo (di autore ignoto), San Vincenzo Ferrer (di Antonio Sarnelli) e il trionfo di Gesù tra i santi Tommaso d’Aquino e Vincenzo Ferrer (di Francesco Coscia).
Al centro dell’abside si trova lo splendido Altare Maggiore in marmi policromi realizzato nei primi anni del ‘700 e dedicato al santo domenicano Giacinto di Polonia. Nel retro vi è il coro ligneo finemente lavorato del ‘600 sormontato dall’organo settecentesco il quale poi è stato inglobato nel grande organo realizzato nel 1968.
Alle spalle della facciata del Santuario la maestosa tela di Gennaro Abbate con l’Adorazione dei Magi del 1735, mentre più in alto la splendida vetrata istoriata, raffigurante il miracolo del volto sanguinante, realizzata dai Fratelli Giuliani nel 1963.
L’esterno del Santuario ha conservato il suo aspetto originale del 1600 con la sola aggiunta delle due porte laterali realizzate nei lavori di restauro del 1948 e la realizzazione dei tre portali di bronzo, opera del francescano Tarcisio Musto, tra il 1993 e il 1994 che ricordano rispettivamente il IV centenario della fondazione del Santuario (1593), il IV centenario dell’arrivo dei domenicani (1594) e il VII centenario della fondazione della Provincia domenicana nell’Italia meridionale (1294)
STORIA DELLA COSTRUZIONE DEL SANTUARIO
Subito dopo il primo miracolo, si cercò di preservare la preziosa immagine della Madonna, costruendo una “conicella”, una cornice protettiva a forma di nicchia. Era infatti impossibile, vista la posizione dell’immagine su una strada di grande passaggio, pensare di costruire una chiesetta. Così per decenni l’immagine della Madonna, se pur visitata da numerosi fedeli, rimase incustodita e alla mercé dei fedeli che ne asportavano piccole parti come reliquia.
Verso la fine del 1400, il pilastro su cui era posto l’affresco, nella parte posteriore mostrò cenni di cedimento: i conci lavici non aderivano più perfettamente tra loro e creavano una situazione di pericolo. Teniamo conto che l’acquedotto era stato costruito 1500 anni prima e che gran parte era ormai andato distrutto, visto che i contadini ne utilizzavano il materiale per le loro costruzioni.
Fu in questo periodo che Dionora, moglie di Marcantonio di Sarno di Santo Anastasio, ebbe una visione della Madonna che le chiedeva di provvedere a mettere in sicurezza la sua immagine. Dionora fece costruire un contrafforte dietro l’arco per mettere in sicurezza l’affresco.
Nel 1500, Scipione De Rubeis Capece Scondito, per riconoscenza di una grazia ricevuta, costruì una primitiva cappella e due piccole stanze, una al piano terra e l’altra sopra, da destinare al custode della cappella. Intorno all’immagine della Madonna pose una cornice di legno dorato e mise a protezione dell’affresco uno spesso vetro, mentre nella parte inferiore vi pose una cancellata di legno “indorata assai ben spessa et ornata”. Intorno alla cappella mise delle cancellate di ferro incastrate in colonne di piperno e decorò il soffitto con pitture e stucchi dorati, sormontati dallo stemma di famiglia.
Il barone di Teana, Fabio Messanello e sua moglie Cornelia Capece, fecero seppellire nella cappella retrostante l’affresco il loro figlio, Scipione Massanello, e fecero fare un quadro dell’Immacolata Concezione per adornarne la cappella.
Di fatto l’affresco della Madonna resta posizionato sulla parte esterna dell’abside della cappella, come possiamo vedere in un ex voto del 1590, e come si apprende dalle notizie storiche dell’epoca.
Non vi erano presso la nuova cappella celebrazioni eucaristiche regolari, se non il giorno della festa, il Lunedì in Albis e in altre speciali occasioni, comunque sempre tenute all’esterno, davanti l’edicola della Madonna.
Si hanno notizie di un eremita, Sebastiano d’Aversa, terziario domenicano, che intono al 1570 custodiva la cappella e si adoperò per realizzare la prima campana di 40 kg.
Con la caduta dei piedi ad Aurelia del Prete, il 22 aprile 1590, il diffondersi veloce della notizia, porta alla cappella numerosi fedeli, per cui vi è la necessità di costruire un nuovo tempio.
Nasce una contesa tra il vescovo di Nola, Fabrizio Gallo, e il sindaco del Casale di Sant’Anastasia, Giovanni Nicola Mazzone. Entrambi volevano accaparrarsi le offerte dei fedeli ed amministrarle.
Il viceré di Napoli, Juan de Zúñiga y Avellaneda Conte di Miranda, nel giugno del 1591, rivolse a Gregorio XIV una petizione affinché fosse concessa alla chiesa della Madonna dell’Arco la presenza di un Ordine religioso osservante. Nel frattempo il Papa spirò e anche il suo successore, Innocenzo IX, non riuscì a risolvere l’incresciosa questione, perché pure lui morì in breve tempo.
Il 30 gennaio 1592 fu eletto papa Clemente VIII il quale, su pressione del Vescovo di Nola, del Sindaco del Casale e del Vicerè, ordinò al nunzio di Napoli, Iacopo Aldobrandini, di esaminare la questione e di trasmettergli una relazione.
Con suo decreto, papa Clemente VIII, il 26 maggio 1592, ordinava a san Giovanni Leonardi e altri quattro collaboratori, di prendersi cura spirituale dei fedeli e di avviare la costruzione di un nuovo tempio in onore della Madonna dell’Arco. Il primo marzo del 1593 l’intera amministrazione dei beni passò nelle mani di san Giovanni Leonardi mentre, nel frattempo, il Vicerè si adoperava a dare incarico al barone Ottavio Capecelatro di commissionare l’incarico a Gian Cola di Franco per la progettazione del complesso. Egli ne progettò la facciata rivolta verso Napoli ma dietro le rimostranze del Casale che non voleva che l’edicola si venisse a trovare nel lato destro della crociera, ne ridisegnò la costruzione rivolgendo la facciata al monte Somma e mettendo al centro la sacra immagine, così come la vediamo ancora oggi.
Il 1° maggio 1593 si posava la prima pietra della nuova costruzione e veniva deposta nella fondamenta anche una medaglia commemorativa coniata dal Leonardi per l’occasione con la seguente dicitura in latino: “A santa Maria dell’Arco per aver punito nei piedi Aurelia del Prete bestemmiatrice l’anno 1590 il 20 aprile. Nell’anno del Signore 1593, il primo maggio, essendo papa Clemente VIII, Re di Spagna Filippo II e Vescovo di Nola Fabrizio Gallo fu posta questa prima pietra”.
Si costruì così in breve tempo il Santuario, la sacrestia e l’attuale sala delle offerte.
L’8 marzo 1594 la Sacra Congregazione affidava il Santuario e la cura pastorale dei devoti ai frati domenicani, che ricevettero in custodia il Santuario il 1° agosto dello stesso anno. Fu padre Arcangelo Dominici a celebrare la prima S. Messa presso l’edicola della Madonna e a sistemarsi con altri 15 frati in delle baracche, usate come celle, per vivere la vita regolare.
San Giovanni Leonardi lascerà il Santuario di Madonna dell’Arco tra la fine di aprile e i primi di maggio del 1595.
Nei primissimi anni del 1600 sia l’interno che l’esterno del Santuario risultavano completi nell’elegante linea classica sormontata dalla Cupola.